martedì 29 giugno 2010

Il giardino di Acuto - I miei ricordi 78

Molti ricordi della mia infanzia sono legati al giardino pubblico di Acuto.
In un paese situato su una montagna brulla e sassosa, dove più che gli uomini sembrano avere il luogo giusto gli ulivi e la vite, che, si sa, amano le colline e la roccia, il giardino pubblico di Acuto è la sola oasi di verde.
Un verde che dura per sempre, perchè costituito di altissimi pini e di piante di alloro lucidissimo e fresco, con le foglie del quale giocavamo a fare corone, gualdrappe e ornamenti vari, sia di tipo militare che di tipo ornamentale.
Un giardino ricavato sul fianco della montagna e costituito di vari livelli, che consentivano altrettanti tipi di gioco ad ampio respiro senza intromissioni uno nell'altro. Per cui, se a livello 1 si stava giocando a palla prigioniera, a livello 2 si poteva contemporaneamente giocare al calcio, e a livello 3 magari improvvisare una battaglia o una moscacieca.
Ogni livello, poi, aveva la sua sorpresa. Quello più basso, prospiciente la passeggiata di San Sebastiano, aveva un bellissimo boschetto di melograni selvatici, i cui fiori di un rosso acceso, a primavera, costituivano un vero spettacolo.
A livello due, la spianata non era interrotta da alcun ostacolo, per cui si potevano benissimo organizzare gare di velocità, poiché la lunghezza superava i cento metri e la larghezza consentiva lo spazio per almeno quattro corsie.
La risorsa più bella, per noi bambini, oltre alle siepi di alloro, era al terzo livello: un altro boschetto, stavolta di piante nane, robuste e ricche di rami nodosi, che ci consentivano di fare i Tarzan, cioè di passare da una pianta all'altra saltando tra i rami vicini: i più robusti tra noi riuscivano a compiere l'intero giro, che comprendeva una dozzina di queste piante.
Dovevamo cercare, però, di non compiere danni, cioè di non spezzare neanche un ramo: altrimenti l'inevitabile ispezione di Memmo la guardia avrebbe avuto come conseguenza immediata una bella multa e l'assoluto divieto di questo gioco per noi così divertente.
Un'altra risorsa del giardino era la sua comunicazione aperta, sul lato sinistro rispetto al cancello di entrata, con gli ampi piazzali che circondavano l'edificio scolastico, con la possibilità di compiere altri giri, facendo delle vere e proprie corse campestri il cui percorso poteva ampliarsi anche per un paio di chilometri.
Durante i mesi più terribili della guerra, il nostro caro giardino venne deturpato orrendamente dai soldati tedeschi, che vi scavarono delle profonde trincee quando il fronte di Cassino stava per essere saltato dagli alleati. L'intenzione era quella di organizzare un'estrema difesa sulla montagna, per ostacolare in qualche modo la marcia verso Roma.
Per almeno un paio d'anni quelle trincee rimasero aperte, come a ricordarci le sofferenze della guerra. Poi finalmente furono riempite, e nel giardino si tornò a giocare e a scherzare, come è nella natura di ogni bambino (continua).

Nessun commento:

Posta un commento