Tra noi adolescenti delle prime classi si accendevano aspre discussioni sui nostri paesi di origine. Qual era il più bello?
Nella nostra classe il vero derby era quello fra Acuto e Morolo: infatti, nella nostra camerata, cinque ragazzi erano di Morolo, Canali, Fiaschetti, Ettore Silvestri, e i due fratelli Giovanni e Italo Quattrini, e due eravamo di Acuto, io e Santino Pompili. Essendo in minoranza, difendevamo con particolare calore il nostro paese. Quelli di Morolo si facevano forti della figura dello scultore Ernesto Biondi, autore di bellissime statue per lo più utilizzate come ornamento di fontane pubbliche; noi di Acuto rispondevamo con la Beata (ora Santa) Maria De Mattias, fondatrice delle Suore del Sangue di Cristo, sparse in tutto il mondo dalla Casa Madre del 1834 in Acuto. Poi le bellezze estetiche: e qui il campo diventava veramente opinabile.
Ricordo che una volta, in una delle nostre lunghe gite completamente a piedi, approdammo proprio ad Acuto (sedici chilometri di distanza), ed entrammo nel Borgo, un lungo rettilineo di duecento metri chiuso dall'Arco della Porta. Di fronte a tanto evidente bellezza io chiamai come testimone quel Curti del quinto anno che era una specie di autorità per le sue vantate relazioni vaticane, e Curti convenne che sì, Acuto era veramente un bellissimo paese. Però a Morolo non c'eravamo ancora stati, e la questione rimase in sospeso. In camerata con noi c'erano anche alcuni ragazzi di Carpineto Romano, Filippi, Centra e Salina, ma questi erano talmente convinti della superiorità della loro cittadina, patria di Leone XIII, che il confronto con Acuto e Morolo non si poneva neppure.
Quando avevamo lasciato per la prima volta i nostri paesi, all'età di appena undici anni, nella nostra mente era rimasto il ricordo di dimensioni quasi enormi delle vie, delle chiese, dei palazzi e dei giardini dei rispettivi luoghi di origine. Quando, un anno dopo, tornammo in vacanza per il mese di luglio (1946) nelle nostre famiglie, quale non fu la nostra amara disillusione nel vedere che tutto in effetti era molto più piccolo di quanto ricordavamo. In particolare, ricordo che l'Arco della Porta, che nella mia mente era gigantesco, mi appariva veramente ridicolo di fronte alla maestosa Porta Cerere di Anagni. E così tutto il resto: chiese, strade, scuole, stazione, cimitero...
A parte Roma, di cui tutti conoscevamo la grandezza, Anagni in realtà, rispetto ai nostri paesi, costituiva un metro di paragone assolutamente fuori portata. La Fiuggi termale aveva i suoi ampi viali e i suoi grandi alberghi, questo lo sapevamo: ma un centro abitato normale, come era Anagni, aveva strutture di notevole dimensione, sia moderne: grandi scuole, grandi collegi, grandi viali; sia medioevali: la Cattedrale, il Palazzo di Bonifacio VIII, il grande Arco ogivale del Municipio; sia antiche: le mura ciclopiche, le grandi porte di accesso, l'Acropoli, il grande colle su cui ora sorge la Cattedrale.
Dopo aver conosciuto Anagni, questa bella cittadina ricca sia di storia che d'arte, i nostri piccoli paesi diventavano di colpo molto più piccoli, con nostra grande delusione. Il fatto era dovuto anche al nostro sviluppo, con almeno venti centimetri di altezza in più e una quindicina di chilogrammi di sviluppo corporeo. Questo solo fatto aveva influito sul nostro metro di giudizio di circa il 15 per cento.
Per fortuna, il giudizio estetico dipende poco dalle dimensioni, quanto invece dalle proporzioni, per cui la bellezza dei nostri piccoli "natii borghi selvaggi" rimaneva assolutamente intatta, e ben facevamo a discutere con tanto orgoglio e con tanto spirito campanilistico.
Nella nostra classe il vero derby era quello fra Acuto e Morolo: infatti, nella nostra camerata, cinque ragazzi erano di Morolo, Canali, Fiaschetti, Ettore Silvestri, e i due fratelli Giovanni e Italo Quattrini, e due eravamo di Acuto, io e Santino Pompili. Essendo in minoranza, difendevamo con particolare calore il nostro paese. Quelli di Morolo si facevano forti della figura dello scultore Ernesto Biondi, autore di bellissime statue per lo più utilizzate come ornamento di fontane pubbliche; noi di Acuto rispondevamo con la Beata (ora Santa) Maria De Mattias, fondatrice delle Suore del Sangue di Cristo, sparse in tutto il mondo dalla Casa Madre del 1834 in Acuto. Poi le bellezze estetiche: e qui il campo diventava veramente opinabile.
Ricordo che una volta, in una delle nostre lunghe gite completamente a piedi, approdammo proprio ad Acuto (sedici chilometri di distanza), ed entrammo nel Borgo, un lungo rettilineo di duecento metri chiuso dall'Arco della Porta. Di fronte a tanto evidente bellezza io chiamai come testimone quel Curti del quinto anno che era una specie di autorità per le sue vantate relazioni vaticane, e Curti convenne che sì, Acuto era veramente un bellissimo paese. Però a Morolo non c'eravamo ancora stati, e la questione rimase in sospeso. In camerata con noi c'erano anche alcuni ragazzi di Carpineto Romano, Filippi, Centra e Salina, ma questi erano talmente convinti della superiorità della loro cittadina, patria di Leone XIII, che il confronto con Acuto e Morolo non si poneva neppure.
Quando avevamo lasciato per la prima volta i nostri paesi, all'età di appena undici anni, nella nostra mente era rimasto il ricordo di dimensioni quasi enormi delle vie, delle chiese, dei palazzi e dei giardini dei rispettivi luoghi di origine. Quando, un anno dopo, tornammo in vacanza per il mese di luglio (1946) nelle nostre famiglie, quale non fu la nostra amara disillusione nel vedere che tutto in effetti era molto più piccolo di quanto ricordavamo. In particolare, ricordo che l'Arco della Porta, che nella mia mente era gigantesco, mi appariva veramente ridicolo di fronte alla maestosa Porta Cerere di Anagni. E così tutto il resto: chiese, strade, scuole, stazione, cimitero...
A parte Roma, di cui tutti conoscevamo la grandezza, Anagni in realtà, rispetto ai nostri paesi, costituiva un metro di paragone assolutamente fuori portata. La Fiuggi termale aveva i suoi ampi viali e i suoi grandi alberghi, questo lo sapevamo: ma un centro abitato normale, come era Anagni, aveva strutture di notevole dimensione, sia moderne: grandi scuole, grandi collegi, grandi viali; sia medioevali: la Cattedrale, il Palazzo di Bonifacio VIII, il grande Arco ogivale del Municipio; sia antiche: le mura ciclopiche, le grandi porte di accesso, l'Acropoli, il grande colle su cui ora sorge la Cattedrale.
Dopo aver conosciuto Anagni, questa bella cittadina ricca sia di storia che d'arte, i nostri piccoli paesi diventavano di colpo molto più piccoli, con nostra grande delusione. Il fatto era dovuto anche al nostro sviluppo, con almeno venti centimetri di altezza in più e una quindicina di chilogrammi di sviluppo corporeo. Questo solo fatto aveva influito sul nostro metro di giudizio di circa il 15 per cento.
Per fortuna, il giudizio estetico dipende poco dalle dimensioni, quanto invece dalle proporzioni, per cui la bellezza dei nostri piccoli "natii borghi selvaggi" rimaneva assolutamente intatta, e ben facevamo a discutere con tanto orgoglio e con tanto spirito campanilistico.
Il ricordo di Luigi Jadicicco sulla "concorrenza" tra le bellezze dei suggestivi paesini del nord ciociara, come Acuto ,Morolo, Piglio e le cittadine di Anagni, Fiuggi ed Alatri confermano la grandezza di una terra storica ed importante come la Ciociaria, abitata dai popoli Ernici, Equi, Volsci e Sanniti, che dopo aspre lotte,dovettero cedere alla crescente potenza di Roma.Con la caduta dell'Impero Romano, la Ciociaria subì l'invasione di Normanni,Longobardi,Bizantini e di grandi e piccoli feudatari.Nel 1927 fu istituita la Provincia di Frosinone che dette maggiore visibilità al territorio conosciuto soprattutto per le "ciocie" che calzavano la maggior parte dei suoi abitanti e per i vari Monasteri e le Città antiche che conservano ancora le vestigia dei popoli preroromani con i grandi archi e monumenti, ricordàti dal Prof. Luigi Jadicicco nel suo splendido racconto. Alla concorrenza tra le bellezze artistiche e naturali riscontrabili nei "natìi borghi selvaggi " del frusinate , proprio in questi giorni si è aggiunta quella sui suoi prodotti tipici , con il lancio da parte di una primaria multinazionale del "nuovissimo" PANINO CIOCIARO " con lo slogan riportato nella confenzione "PANE,AMORE E CIOCIARIA ", con tanto di formaggio tipico prodotto a Morolo.Tra i promotori dell'iniziativa il Presidente della CIA di Frosinone Mario Mancini, il Presidente della Provincia Antonello Iannarilli,il Sindaco del Capoluogo Michele Marini e il titolare dell'azienda di Morolo Massililiano Scarchilli , produttrice dello steccato.
RispondiEliminaPassano i tempi, panta rei (tutto scorre) , ma le bontà culinarie ciociare si stanno affermando in tutta Italia e all'estero.
Il panino ciociaro dell'Amore potrà essere gustato con una bevanda da sorseggiare con calma,per apprezzarne la qualità, come facevano gli intenditori del nettare di Bacco ,già ai tempi dei Papi di Anagni nel XIII secolo . Si tratta del vino rosso Cesanese del PIGLIO che da qualche anno ha conquistato il riconoscimento della DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA E GATANTITA , unica nella REGIONE LAZIO.