lunedì 18 aprile 2011

Vita di collegio: 27. La marmellata di zia Paolina

Verso le quattro del pomeriggio, arrivava molto gradita l'ora della merenda. Avevamo una stanzetta apposta, dove su degli scaffali ciascun allievo conservava in una valigetta qualche prodotto alimentare mandatogli da casa.
C'erano famiglie che si distinguevano per una certa opulenza: biscotti, frutta, panini, affettati, formaggi e via dicendo, e c'era al contrario chi non si poteva permettere certe prelibatezze.
La mia famiglia, molto numerosa, in seguito alla recente morte di mio padre si trovava chiaramente in difficoltà. Del resto, non c'erano familiari che potessero venire a trovarmi, lasciandomi qualcosa di buono per la merenda. Mia madre aveva approfittato della gentilezza di Augusto, padre del mio amico d'infanzia Santino, che ogni domenica, con la sua asina, compiva il lungo itinerario Acuto-Anagni, e ogni tanto mi mandava una mezza pagnotta di pane e un barattolo di marmellata d'uva, confezionata da mia zia Paolina del Piglio.
Io mi vergognavo molto, vedendo che i miei compagni facevano per lo più ricche merende, e io dovevo accontentarmi di una fetta di pane duro ammorbidita con quella marmellata, peraltro nemmeno troppo ben riuscita poiché in quel periodo era molto difficile trovare dello zucchero. A volte neanche andavo nello stanzino delle merende e me ne restavo a studio  piuttosto mortificato. Non ero il solo, in quanto spesso mi faceva compagnia Luigi Canali, un altro ragazzo la cui famiglia attraversava un periodo di grande malessere.
Di Canali ho già parlato più di una volta. Era uno dei quattro amici inseparabili, tre Luigi e un Santino, destinati tutti e quattro a saltar giù dal treno e a ritrovarsi più o meno tutti fuori dal seminario intorno alla stessa data, al termine del quarto anno. Canali si trasferì subito a Roma, trovò impiego presso le poste di Centocelle, diventò un sindacalista della CISL, e tenne con me dei buoni contatti, soprattutto perché anche a lui piaceva scrivere. Fu lui che mi fece scrivere anche qualche articolo sulla "Gazzetta Ciociara" a via Milano. Questa amicizia forse si era rafforzata proprio per il fatto di avere avuto quella comune frustrazione delle merende povere.
Ogni tanto il padre economo, don Giacinto Centra, ci forniva per la merenda uno dei famosi formaggini di nocciolata Ferrero. Ne acquistava evidentemente dei grossi quantitativi, che servivano anche per la colazione e per il dolce del giovedì e della domenica: siccome erano collegati  con un concorso a premi, i soliti maligni affermavano che forse quella era la motivazione principale per l'acquisto di quel dolcetto, peraltro a noi molto gradito.
L'ora della merenda, quando potevamo fruirne tutti in modo adeguato, era uno dei momenti più piacevoli della nostra giornata. Qualcuno ne approfittava per farsi anche un sorsetto di buon vino di famiglia, come quello famoso delle vigne di Santino ad Acuto. Un vinello che, qualche anno dopo, Santino ci faceva ancora assaporare, allungato con l'acqua, dopo le nostre lunghe e snervanti partite di pallone al campo sportivo dei piani della Ciancola al nostro paesello di Acuto.







1 commento:

  1. Interessante e brioso racconto questo sulla "marmellata" della zia Paolina arrivata al cugino Luigi Jadicicco in collegio ad Anagni.Lui e alcuni suoi compagni di scuola lasciarono il famoso Leoniano , ma si ritrovarono nella vita professionale in posti delicati e diversi. Luigi CANALI l'ho conosciuto soltanto nell'ultimo decennio come alto sindacalista della CISL dedicato al "bene comune". E non è poco di questi tempi del XXI secolo.
    Scrivo con il mio nuovo account Google .

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