lunedì 4 aprile 2011

Vita di collegio: 20. Il giornalino

Che strana combinazione! Proprio nell'anno in cui, nel corso di una gita a piedi, io sentii da lontano le campane di Acuto, e mi misi a gridare il mio entusiasmo suscitando anche dei commenti sgradevoli da parte di alcuni miei compagni, nel mio paese, ad iniziativa di mio fratello Vito, fu pubblicato per alcuni mesi un giornaletto intitolato appunto "Le campane di Acuto".
Quel giornaletto voleva celebrare il 1500° anniversario della discesa dei Visigoti di Alarico in Italia, quando Anagni venne saccheggiata e gli anagnini si rifugiarono sulla montagna di Acuto fondandovi questo paese.
Era un motivo per risvegliare le idee di un paese travolto anche stavolta da una orrenda guerra, e che aveva bisogno di slancio e di ritrovare unione e forza d'animo.
Io mi feci portare, orgogliosamente, questo giornaletto in seminario, e lo mostravo con orgoglio, quasi per rifarmi delle sghignazzate di disprezzo con cui era stato accolto il mio grido: "Le campane di Acuto!", specialmente da parte di un certo Cefaloni di Gorga, col quale evidentemente non correva buon sangue.
In quel giornaletto, mio fratello Vito la faceva da protagonista, firmando almeno un paio di articoli, di cui uno in dialetto, nel quale figurava, se ben ricordo, più di qualche parolaccia tipo "fregnacce". Fatto sta che quel giornaletto scomparve misteriosamente dalla mia scrivania nello studio, e io, sospettando che mi fosse stato sequestrato da qualcuno dei superiori, non osai fiatare per reclamarlo.
Sospettavo specialmente il giovane prefetto don Giuseppe Gessi, che aveva la stessa età di Vito e doveva essere stato suo compagno di seminario: anzi, me lo aveva confidato. Classe 1922: ora don Giuseppe dovrebbe avere la bella età di quasi novant'anni, e se è ancora vivo gli rivolgo i miei più sentiti auguri e il mio affettuoso pensiero.
Quel giornaletto è rimasto sempre presente nel mio ricordo, e credo che in parte debba ad esso il mio nascente desiderio di fare il giornalista, in particolare il giornalista sportivo.
Infatti, in quel periodo scrivevo a mano un giornaletto, su una carta pergamena istoriata con disegni verdi di automobili e architetture futuriste, trovata nella camera del fascio di Acuto in occasione della caduta di Mussolini il 25 luglio 1943, quando ci fu da parte di noi bambini una specie di assalto a quella struttura e ognuno portò via qualcosa per ricordo.
In questo giornaletto, intitolato "Sport seminaristico", facevo la cronaca un po' ridanciana delle nostre partite di ping pong o dei nostri interminabili incontri amichevoli di calcio o dei nostri tornei per classi svolti nel grande piazzale  all'ombra del campanile romanico di Anagni, vecchio di almeno ottocento anni.

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