Con una difesa così, non si va lontano, anzi si va all'inferno. Dodici gol in tre soli incontri, due con la Juventus, uno col Napoli. Una Lazio davvero ingenua, con errori che fanno ridere se non facessero piangere la tifoseria.
Ripartiamo da zero, spazziamo gli equivoci, affidiamo la squadra a Bollini, anche se c'è un Di Matteo libero sulla piazza che potrebbe raddrizzare le cose in quattro e quattr'otto. Perché, una volta impostata una difesa decente magari con Biava e Diaz, tutto il resto della squadra potrebbe tornare a girare per il verso giusto.
Petkovic è con la mente in Svizzera, la Lazio gli sta sfuggendo di mano, non si può andare avanti ad episodi, come il bellissimo sprazzo di un Keita che meritava di giocare dall'inizio e non soltanto nei venti minuti finali.
Ci spiace fare questo tipo di discorso con un gentiluomo come Petkovic, ma si sa che quando le situazioni ti scivolano di mano è meglio non esitare e tagliare subito la testa al toro. Inutile continuare a strascicare una rete bucata che non pesca più pesci, che non riesce più a fare punti, ma solo a beccare gol a grappoli. Ci ricorda tanto la Lazio di Ballardini, incolpevole personalmente, ma incapace di farsi ascoltare e trascinato dagli eventi quando questi assumono una piega che nessuno riesce a cambiare.
Cambiare tecnico è purtroppo l'unica soluzione possibile, anche se non piace a Lotito. Ai tifosi laziali spiace soltanto sorbirsi le sghignazzate di Pandev e di Zarate, decisi a prendersi la loro vendetta per essere stati strapazzati da Lotito.
Rimane l'Europa League, da salvare a tutti i costi. Come rimane da salvare un campionato che non può più regalarci niente: ma bisogna spezzare la catena della sconfitta facile e puntuale, inesorabile come la malasorte.
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