Diletta non spezzò mai quel legame che la univa a Damiano.
Un pomeriggio, lavorando nell'orto del convento, passò per un momento davanti al pozzo, e fu tentata per un istante di strapparsi quella collana e di nasconderla per sempre, evitando qualsiasi curiosità o sorpresa da parte delle consorelle.
Si era già portata la mano al collo, ma sentì come una voce che le diceva: - Non farlo! Perderesti per sempre una grande ricchezza e una forma di energia segreta che per te può essere un'ancora di salvezza -
Così Diletta tenne al collo quel talismano segreto, e non pensò mai più di disfarsene. Non pensò nemmeno una volta che l'uomo l'amasse, che quello fosse un dono d'amore. Sapeva che Damiano ed Ornella in pratica abitavano insieme, e probabilmente convivevano: era così normale, oggi, che un uomo e una donna stessero insieme senza sposarsi, al punto che nessuno più se ne meravigliava. Tranne forse quel prete all'antica che era don Egidio, brontolone e maldicente, e qualche zitella acida che non riusciva ad avere uno straccio d'amore per quanto ne andasse segretamente a caccia.
- Che pensieri cattivi - si diceva Diletta. - O forse sono una zitella acida anch'io, ormai a venticinque anni passati? -
No, non era possibile. Lei aveva detto di no a fior di ragazzi, i suoi genitori l'avevano messa in croce per questo, e costretto a farsi suora. E Damiano, in tutto questo, probabilmente aveva la sua parte, perché lei non riusciva a toglierselo dalla mente. Fratello maggiore? Padre? O forse qualcosa di più profondo e doloroso da chiamare in superficie, da definire con un altro nome, un sentimento così forte e ormai connaturato in lei, e che andava assolutamente tenuto segreto come quella benedetta collana verde.
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