sabato 7 dicembre 2013

La collana verde: 44. La mano del fabbro

Diletta, da quel giorno, ad ogni movimento del corpo sentiva quella collana sfiorarla delicatamente, ma in modo continuo.Era come una presenza viva che le portava alla mente la mano del fabbro che l'aveva costruita con una delicatezza così miracolosa.
Era peccato? Le sembrava di no: quel dono era stato soltanto un ricambio di gratitudine per quello scialle verde, di cui richiamava il colore, e con il quale si era cinto i fianchi ricoprendo la sua nudità, e poi la gratitudine per quei poveri panni di cui si era rivestito e aveva potuto presentarsi in paese chiudendo quella crudele parentesi di oscurità da cui proveniva e da cui era sembrato tanto sconvolto.
La collana verde di ferro e di smalto voleva dire soltanto un grazie di cuore, un doveroso sdebitarsi per qualcosa  che insieme doleva e faceva sorridere quell'uomo. 
Ma Damiano, ora, grazie forse anche alla D dei piccoli anelli  di ferro, era ogni tanto presente alla mente di Diletta, e forse quella D li univa: Damiano e Diletta.
- Io sto per fare il voto di castità perpetua - si tormentava Diletta - e questa catena non so se mi aiuta oppure rappresenta per me un pensiero che mi assale più volte nel corso della giornata -
Provava però un sottile senso di gioia che le sembrava un sentimento casto, di amore quasi verso un fratello maggiore, quasi verso un padre, dati i venticinque anni di differenza che c'erano fra loro, come una barriera insormontabile.
Che tipo di sentimento fosse quello, Diletta non sapeva precisarlo, ma capiva soltanto che quel che provava era un calore intimo che le dava forza e serenità.

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