Non tutto è triste, all'orizzonte biancoceleste. Tra nuvoloni grigi che non promettono niente di buono, ogni tanto appare uno squarcio d'azzurro che ci fa bene sperare per l'avvenire. Quel gol di Keita contro il Napoli, meraviglioso per finezza di esecuzione, fa già coppia con quello, di elegante geometria, sul terreno del Parma. Due squarci di gran classe in un ragazzo di diciotto anni appena alle sue prime apparizioni come titolare in serie A. Se facciamo il conto dei minuti giocati, quei due gol ci danno un rapporto molto alto, che solo un giocatore di grande avvenire può vantare.
Altrettanto dicasi di Brayan Perea, un altro attaccante, stavolta punta pura, che ha giocato poco e segnato due bei gol, quello di Bergamo e quello, assai prezioso, di Varsavia, con una doppia avvitata di testa che ha spiazzato l'intera difesa del Legia.
Anche i gol di Perea sono indice di bravura e di concretezza. Insistendo su queste due punte, l'attacco della Lazio, per l'avvenire,appare ben coperto e assai promettente.
Se aggiungiamo anche la lenta maturazione di Felipe Anderson, apparso anche lui in crescita a Varsavia, la fallimentare campagna acuisti della Lazio non appare più tale.
Lotito e Tare hanno ben lavorato, per l'avvenire più che per il presente. Al presente dovrebbe pensare il tecnico: peccato che Petkovic stia vivendo sulla graticola quelli che porebbero essere i suoi ultimi giorni in biancoceleste. Lotito gli ha dato altri quattro incontri di tempo: Torino, Trabzon, Livorno e Verona, giusto giusto tra qui e Natale. Ma riuscirà Petrkovic ad arrivare a questo panettone? Oppure questo meraviglioso dolce natalizio risulterà troppo indigesto per il delicato stomaco della Lazio?
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