domenica 3 gennaio 2010

Aziende, aziendalisti... e il siluro di Pandev

Esiste un'azienda. Interesse dell'azienda è di crescere. Se l'azienda si chiama Lazio, il suo presidente, Lotito, ha l'obbligo (non solo l'interesse) di farla crescere.
Se i due più bravi operai dell'azienda, Pandev e Ledesma, mi remano contro, vuol dire che io non ho saputo pilotarli. La barca, senza il vigore dei loro remi, non va avanti, ma va alla deriva.
A questo punto un buon allenatore "aziendalista", come è reputato Ballardini, ha come unico interesse quello di recuperare i due cattivi rematori, e non di tenerli in castigo.
Il vero allenatore aziendalista è colui che fa gli interessi dell'azienda, e non asseconda i "capricci" del suo capo. Un buon allenatore aziendalista era Delio Rossi, che oltre a volere il reintegro di Pandev e Ledesma, voleva anche qualche rematore nuovo, per far andare più veloce e più dritta la barca, per tentare di vincere la regata.
Ma è un buon capo di azienda colui che fa andare a male la parte migliore del suo capitale? La sentenza di Milano ha detto che Lotito ha perduto i venti milioni del capitale Pandev, e dovrà pagare anche i danni (160 mila euro più le spese del processo). Ed ha fatto capire che Ledesma potrebbe fare la stessa fine. La cosa più grave è che Lotito è stato accusato di "mobbing" ai danni di un suo dipendente. Il lodo Pandev è stato un vero e proprio siluro per Lotito. A questo punto un vero capo d'azienda cerca di evitare il fallimento. E altrettanto dovrà fare un vero allenatore che ama la sua azienda.
Acquistare un grande regista-fantasista (il ruolo di Pandev) , acquistare un eccellente organizzatore di centrocampo (il ruolo di Ledesma), acquistare un centrale difensivo di grande personalità (il ruolo da sempre scoperto). Tutto questo Lotito, Ballardini e Tare dovranno fare in pochi giorni, gettando sul mercato quei venti-trenta milioni già dispersi con la cattiva conduzione del tandem Pandev-Ledesma. Come se alla Fiat fosse andata a male, per un erroraccio di base, la produzione annuale dei due modelli più pregiati.
Abbiamo taciuto di un De Silvestri gettato via come un eretico, e trasformato in due mesi dalla Fiorentina in un aspirante azzurro per i mondiali.
Malgrado tutto il disastro dell'affare Pandev, noi continuiamo a credere in Lotito e nella sua capacità di salvare aziende in pieno fallimento. Ora deve salvarsi dal "suo" fallimento, dalla sua caparbietà di rifiutare l'accettazione di vicende che non vanno secondo la sua volontà. Ma non ha proprio nessuno che lo consigli? Anche il Savonarola voleva salvare Firenze dall'immoralità di Lorenzo il Magnifico. Ma fu quest'ultimo a sviluppare il Rinascimento, mentre il moralizzatore a tutti i costi, dopo aver fatto bruciare capolavori immorali e immortali, finì a sua volta sul rogo.
Il compito di Lotito, ora, è di salvare a ogni costo la Lazio. La barca è sua, o almeno è nelle sue mani. E' lui che deve trovare il modo di farla giungere in porto. E non deve arrivare prima, ma soltanto quattordicesima.

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