mercoledì 15 giugno 2011

Vita di collegio: 47. Quel diavolo di Angelino

Fra i miei compagni di classe, il più irrequieto era Angelo Mosetti, di Affile, capelli ricci tendenti al rossiccio, intelligenza vivacissima, un carattere ribelle e indomito che mi faceva pensare, per certe caratteristiche, a Ugo Foscolo da giovanissimo.
Era arrivato per ultimo, le due file di banchi riservati ai maschi erano al completo, e allora si era sistemato nell'unico posto rimasto libero nella fila delle ragazze. Era capitato così accanto alla statuaria Albarosa Necci, la sorella di Lorenzino, e in poche settimane se ne innamorò, malgrado la forte resistenza opposta dalla ragazzona di Fiuggi, altro carattere indomito.
Volete sapere come andò a finire? I due, qualche anno dopo, si sposarono, hanno avuto due figli, una vita familiare battagliera comprendente separazioni e ritorni, lei bravo avvocato, lui medico primario al San Giovanni, ora direttore di una clinica di benessere sulla Nomentana.
Angelo era convittore, cioè viveva come interno al Collegio Conti Gentili, ed era un diavolaccio nato. Ricordo che una volta, all'ora delle docce, aveva scavalcato un muretto divisorio ed era andato a disturbare i compagni, creando un vero putiferio tra risate, strilli e intervento finale del padre ministro, il giovane e arcigno padre Fiori, subentrato a padre Sconcerti. A me, come istitutore, era toccato quel turno di assistenza, e di fronte alle diavolerie di Mosetti ero rimasto completamente spiazzato. Padre Fiori me la fece pagare l'anno dopo, quando al rinnovo delle nomine degli istitutori decise di fare a meno della mia collaborazione, e vedremo come il rettore, il buon padre Sarandrea, mi salvò da una situazione piuttosto intricata.

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